Lug
Lug
Ingabbiato nel compito di dover realizzare uno spettacolo su M. Eckhart, si rende conto della difficoltà dell’operazione quando oramai è stato accettato l’incarico. La ricerca dell’interiorità secondo il mistico domenicano del XIV secolo deve essere perseguita nella dissoluzione dell’egoismo cercando la solitudine interiore, distaccandosi dalla volontà, dalla memoria, dai sensi e dal giudizio. Dapprima adottando un atteggiamento intellettuale e analitico, Chenevier riprende i fondamenti della mistica di Eckhart tentando innumerevoli volte di tradurne almeno uno in uno spettacolo di danza. Ma nell’autocensura dei tentativi l’analisi si perde nella vana ricerca di un’idea drammaturgica che sembra continuamente fallire. Il malessere e le riflessioni vengono così condivisi con il pubblico in modo leggero e ironico in una parziale frattura del codice. Il ragionamento, esausto, lo porta infine a chiedersi se non fosse sbagliato il processo in sé. La chiave di volta potrebbe essere domandarsi quale sia il senso di un lavoro su Eckhart oggi, e se l’accusa di eresia che egli subì sette secoli fa non palesi un conflitto atavico tra potere ed interiorità.